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OCEANI, I “REGISTI” DEL CLIMA

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Fonte https://www.attivitasolare.com/oceani-i-registi-del-clima/

Andiamo ora a capire come gli oceani influiscono sul clima, attraverso cause sia dirette che indirette.

I mari coprono il 71% della superficie terrestre e assorbono il 50% della radiazione solare che raggiunge il pianeta. Sono i maggiori responsabili della produzione di ossigeno, grazie alle alghe ed al fitoplancton in essi presenti. Anche i livelli di vapore acqueo sono per la maggior parte rilasciati in atmosfera dall’idrosfera marina. Il vapore acqueo, oltre ad essere un gas serra, è responsabile della formazione delle nubi e delle precipitazioni. Esso, essendo composto da particelle di acqua, ha una elevata inerzia termica, e può trasportare calore. Cambiamenti nell’evaporazione marina possono avere quindi un impatto molto incisivo sul clima terrestre.
Altra peculiarità, è la presenza di acque molto fredde nelle profondità oceaniche. Nella zona batiale ed abissale, oltre i 3-4000 metri di profondità, la luce non arriva quasi per niente. Qui le temperature oscillano tra 3 e 5 gradi, senza particolari distinzioni tra mari del Nord ed Equatoriali. E qui entra in gioco un fattore cardine della modulazione delle temperature marine superficiali: il vento.

In presenza di venti molto forti il rimescolo di acqua con le profondità è maggiore, quindi le SST marine risulteranno più fredde, e cosi di conseguenza l’atmosfera circostante. In presenza di venti deboli o assenti, le SST sono piuttosto elevate, con percezione di caldo ed afa nelle zone limitrofe. Un esempio di quanto sopra descritto, possiamo ben osservarlo nell’Enso. Durante la fase positiva, El Niño, i venti (alisei) sono molto deboli e la superficie marina si surriscalda. Viceversa, in presenza della Niña, gli alisei sono molto forti ed il ricambio d’acqua con le profondità marine molto attivo.

El Niño e la Niña hanno effetti importanti sul clima mondiale. Oltre a modulare le temperature globali, determinano variazioni nella presenza di vapore acqueo in atmosfera e quindi una lunga serie di reazioni a catena. Pur essendo varie le cause (mareali astronomiche, vulcanismo sottomarino) del Niño e la Niña, possiamo osservare come la diversa quantità di scambio d’acqua con le profondità marine, dovuta al vento, ne costituisca un fattore determinante. Potremmo ipotizzare come una accelerazione a livello globale dei venti possa portare ad una diminuzione delle temperature globali. In tal senso molto dipenderebbe dall’andamento dei vortici polari. Viceversa ai tropici la presenza di alte pressioni livellate contribuisce alla creazione di zone marine con frequenti calme di venti. Questo, oltre all’elevato soleggiamento annuale, contribuisce a temperature oceaniche molto elevate, letteralmente un brodo in certi periodi dell’anno. Viceversa, i mari settentrionali sono ben più freddi, oltre che per motivi legati alla radiazione solare, per la frequente formazioni di basse pressioni e venti molto forti e costanti.
Pensate, basterebbe un po’ più di vento a livello globale (magari a causa di un vortice polare più potente) e le temperature calerebbero…

Un’altra caratteristica degli oceani, è la presenza di punti caldi in alcune aree (vuoi per una scarsa ventilazione o per una forte attività vulcanica sottomarina). In prossimità di queste zone, è maggiore la probabilità che si formino tempeste o depressioni. Tanto è che sia in Atlantico che nel Pacifico tropicale, le tempeste sembrano formarsi quasi sempre negli stessi punti, in presenza di SST molto elevate. Ne consegue l’importanza dell’andamento dell’attività vulcanica sottomarina nel modulare clima e precipitazioni globali.
Ultimo e più importante fattore climamodulante degli oceani è la presenza di correnti marine. Esse contribuiscono a tenere in equilibrio il calore tra zone tropicali e polari, attraverso lo spostamento di masse d’acqua fredde o calde. Le due correnti più importanti sono quella del Kuro-Shio, (parte dal Pacifico equatoriale occidentale e arriva sino a riscaldare le coste giapponesi e la zona dello Stretto di Bering) e quella del Golfo, che si forma nel Golfo del Messico e raggiunge il Mar Glaciale Artico. Queste due correnti, oltre a trasportare calore, garantiscono l’apporto di nutrienti (plancton e fitoplancton) in aree (mari freddi specialmente) dove altrimenti sarebbero molto scarsi, con gravi ripercussioni sulla fauna e l’industria ittica. Un blocco (ciclico) di tali correnti comporta seri problemi sia da un punto di vista climatico che alimentare, in molte zone del globo.

In conclusione, possiamo ben chiamare gli oceani “registi” del clima terrestre. Tutto parte da li; anche il vapore acqueo che va ad alimentare i ghiacciai su terraferma.
Insieme al vulcanismo terrestre, l’idrosfera è l’asse portante del clima mondiale. 
E spesso agiscono in cooperazione…

Alessio

IZ8FSL Salvatore Zaccone